L’UE multa X di 120 milioni e X sospende l’account pubblicitario della Commissione

Prima sanzione sotto la DSA: il sistema di “blue check” ingannevole di X porta a una multa storica e a uno scontro con Bruxelles

L’Unione Europea ha inflitto a X una multa di 120 milioni di euro per gravi violazioni delle regole sulla trasparenza imposte dalla DSA. È il primo caso in assoluto di sanzione contro una piattaforma digitale di questa portata, e segna un punto di svolta per la regolamentazione dei social network in Europa.

Fin dalle prime righe emerge con chiarezza che X, il social network una volta noto come Twitter, è al centro di una decisione storica: la Commissione Europea ha ritenuto che il sistema di “blue checkmark” adottato sulla piattaforma diventi “deceptive design” se venduto come semplice abbonamento, permettendo a chiunque di acquistarlo senza alcuna verifica reale dell’identità.

Perché l’UE ha multato X

La decisione, comunicata il 5 dicembre 2025, fa seguito a un’indagine durata circa due anni da parte della European Commission, che ha riscontrato tre violazioni principali della DSA: l’uso ingannevole del “blue checkmark”, la mancanza di trasparenza negli annunci pubblicitari e la negazione di accesso ai dati pubblici a ricercatori indipendenti.

Il “blue checkmark” fino a qualche anno fa simbolo di autenticità per giornalisti, politici, celebrità e figure pubbliche è diventato negli ultimi tempi un badge a pagamento disponibile per abbonati. Per la Commissione, questa trasformazione rappresenta un chiaro caso di design fuorviante: da strumento di verifica a mera etichetta commerciale, priva di affidabilità.

Secondo Bruxelles, consentire a chiunque di ottenere il badge con poche decine di euro rende difficile per gli utenti comprendere l’autenticità di un account. Questo abbassa il livello di fiducia, apre la strada a frodi, impersonificazioni e manipolazioni, un rischio concreto per la sicurezza digitale e per la qualità dell’informazione.

Ma non è tutto. Altre due criticità riguardano la trasparenza degli annunci e l’accesso ai dati pubblici: la repository degli annunci di X non rispetta i requisiti della DSA, offrendo ritardi, informazioni incomplete (manca il contenuto degli annunci o l’identità di chi li paga) e rendendo difficile per ricercatori e società civile controllare pubblicità sospette, campagne politiche o possibili frodi.

In aggiunta, X ha di fatto impedito l’accesso indipendente ai suoi dati pubblici: le restrizioni e i blocchi imposti rendono quasi impossibile analizzare come circolano contenuti, misurare la viralità, o verificare algoritmi e dinamiche di informazione elementi fondamentali per lo studio di disinformazione o manipolazione online.

Un segnale forte: la prima multa DSA

Questa sanzione è la prima non conformità ufficiale sancita sotto la DSA, la normativa europea entrata in vigore per regolamentare le grandi piattaforme digitali.

Secondo quanto comunicato dalla Commissione, la multa è stata calibrata sulla gravità delle violazioni, sul numero di utenti coinvolti e sulla durata del comportamento illecito. Pur rappresentando una frazione del massimo sanzionabile, fino al 6% del fatturato globale della piattaforma, la cifra è comunque paragonabile a quelle che nei prossimi mesi potrebbero essere comminate per abusi ben più gravi.

L’ecosistema digitale europeo potrebbe cambiare profondamente: questa multa invia un messaggio chiaro a tutte le grandi piattaforme, implorando maggiore responsabilità nei design delle interfacce, trasparenza nelle comunicazioni commerciali e apertura verso ricerca e monitoraggio indipendente.

Le reazioni di X e le conseguenze immediate

La risposta di X è arrivata quasi subito. Nei giorni successivi alla decisione, la piattaforma ha addirittura disattivato l’account pubblicitario della Commissione Europea, sostenendo che quest’ultima avrebbe abusato degli strumenti di X per dare maggiore visibilità al proprio annuncio di sanzione.

Per X, si tratterebbe di un gesto simbolico, l’account in questione non era attivo da anni, ma la presa di posizione sottolinea la tensione crescente tra la piattaforma e le istituzioni europee.

Nel frattempo, X ha ricevuto un ultimatum: entro 60 giorni deve presentare un piano per correggere il sistema di verifica con “blue check”, e entro 90 giorni per rendere trasparente la sua repository pubblicitaria e garantire l’accesso ai dati ai ricercatori. In caso contrario, potrebbero arrivare nuove sanzioni.

Cosa significa questa multa per l’ecosistema digitale

Per gli utenti, la decisione dell’UE è una vittoria: la trasparenza e la correttezza nella gestione delle piattaforme digitali vengono finalmente messe al centro. Il “buy‑to‑verify” di X perde credibilità agli occhi di chi considera la verifica un elemento di fiducia e garanzia.

Per la regolamentazione, la multa rappresenta un precedente fondamentale: dimostra che la DSA non è carta straccia, ma uno strumento concreto che può influire sul comportamento delle grandi piattaforme. Se X deve cambiare, vorrà dire che tutte dovranno presto fare i conti con regole severe.

Per le istituzioni e i legislatori, la sanzione è anche un avvertimento: chi governa la rete dagli algoritmi agli annunci passando per la verifica degli account non potrà più ignorare l’obbligo di responsabilità. La trasparenza non è un optional, ma un requisito.

Per gli inserzionisti, i media e la pubblicità online, è un monito a rispettare standard trasparenti e a collaborare con sistemi che garantiscano chiarezza e tracciabilità. La fiducia diventa una valuta preziosa, e la DSA potrebbe ridefinire interi modelli di business.

Infine, per la società civile, i ricercatori, le organizzazioni che studiano disinformazione, libertà di espressione e dinamiche politiche, la multa apre nuove direzioni: l’accesso ai dati delle piattaforme torna ad essere un fattore vitale per l’analisi indipendente e l’informazione consapevole.

Conclusione: la multa a X come spartiacque digitale

La multa da 120 milioni di euro a X non è solo una punizione. È un punto di svolta. È la prima realizzazione concreta della DSA, un segnale che cambia le regole del gioco. Con questa decisione, l’Unione Europea dimostra che le sue leggi sulla trasparenza, sulla protezione degli utenti e sull’equità digitale non resteranno lettera morta.

Per X, e per tutte le grandi piattaforme, si apre una nuova era, in cui la fiducia, la chiarezza e la responsabilità diventano requisiti, non optional. E agli utenti spetta osservare: perché da oggi ogni “blue check” ha un peso diverso, e ogni clic su un annuncio, un profilo o un contenuto vale più di prima.

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